Il protagonista di Wake in Fright è John Grant, giovane insegnante in una scuola sperduta nell’immenso deserto australiano. Durante le roventi vacanze natalizie si ritrova a passare per la piccola città mineraria di Bundanyabba – per gli abitanti Yabba. Dovrebbe rimanerci solo una notte prima di ripartire verso Sidney – la costa, il mare, l’amore, la civiltà – ma senza neppure accorgersene si risveglia intrappolato in un vortice diabolico, fatto di ombre, di sguardi, di profonda, onnipresente minaccia.
Dopo poche ore, del ragazzo colto, borghese, metropolitano, dissolto in fiumi di birra e nelle spire del gioco, non è rimasto nulla. Ora c’è un uomo sporco e logoro, gli occhi rossi e l’alito pesante, appoggiato all’albero di un parchetto riarso con in mano un fucile. La sua discesa nell’abisso è repentina e irreversibile, sottile come una scelta, inevitabile come la tremenda calura in questo angolo d’inferno perso nel nulla. E della possibilità di risalire non ci sono certezze. Un piccolo capolavoro, spietato nell’indagare la crudele, selvaggia miseria della nostra natura.
Un romanzo d’iniziazione, un incubo fin troppo umano, ha ispirato l’omonimo film cult diretto da Ted Kotcheff (Rambo) e riproposto a Cannes da Martin Scorsese. Un piccolo classico della letteratura australiana finalmente tradotto in Italia.
«Cook scrive incredibilmente bene, con una feroce sobrietà e una vividezza spaventosa».
New York Times
«Un’opera profondamente perturbante e sconvolgente. Mi ha lasciato senza parole».
Martin Scorsese
L’autore
Kenneth Cook (Sydney, 1929-1987) è stato giornalista, scrittore, attivista politico, regista. Ha scritto ventun libri, oltre a sceneggiature per la radio, la tv e il cinema. Il suo romanzo d’esordio, Wake in Fright (1961), è considerato il suo capolavoro.