Un quinquennio per nulla di Éric Zemmour: provocatorio, irritante, scorretto, rivelatore.
Una mappa per capire come è cambiata la Francia e l’ Europa negli ultimi anni.
Questo ritorno del tragico si scontra con una bonarietà presidenziale ai limiti della vacuità. Come se la storia avesse atteso, ironica, che all’Eliseo si installasse il presidente più mediocre della Quinta Repubblica per prendere il sopravvento. Come se il destino funesto della Francia dovesse nuovamente dar corpo alla celebre formula del generale de Gaulle dopo la sua visita al povero presidente Le-Brun, frastornato dalla débâcle del 1940: “In fondo, come capo dello Stato, gli erano mancate due cose: essere un capo e avere uno Stato”. Come se la caduta da Pompidou a Sarkozy non fosse stata sufficiente, non abbastanza umiliante. Quest’ultimo era stato eletto per diventare primo ministro; il suo successore per diventare ministro del Tesoro. Un quinquennio per nulla.
L’ultimo libro di Éric Zemmour continua l’analisi iniziata ne Il suicidio francese estendendola al periodo dei cinque anni di presidenza Hollande segnati dagli attacchi terroristici oltre che dalle ondate migratorie.
L’Autore
Éric Zemmour, ebreo francese di origine algerina, è un saggista e giornalista; patriota, simbolo del politicamente scorretto, opinionista per Le Figaro, definito in Francia l’uomo dell’anno 2014 dopo l’uscita di Le suicide français (pubblicato da Enrico Damiani Editore nel 2016 con il titolo Il suicidio francese). Il suo motto è: «La reazione è oggi sovversiva».