Lessico della nuova scuola è libro corale, scritto da chi a scuola insegna e impara, da chi sulla scuola riflette e costruisce, da chi nella scuola crede, scommette, spera.
Dalla prefazione di Domenico Squillace
Da qualche mese la scuola sta vivendo un momento straordinario. Ha dovuto chiudere le sue porte agli studenti, ai loro genitori, ai docenti e a tutte le persone che nella scuola e con la scuola lavorano. La scuola ha dovuto aprire finestre virtuali che spesso non pensava neanche di avere. Ha sperimentato nuovi modi di intrecciare vicinanza e distanza, presenza e assenza, indifferenza e responsabilità, passato e futuro. Nel tentativo di salvare quelle “pari opportunità” che sono un diritto fondamentale per tutti, ha continuato a fare domande e a cercare risposte. E sull’inizio del nuovo anno ha poche e confuse certezze, su cui non è facile costruire.
Da alleanza a intelligenza, da curiosità a rivoluzione, da desiderio a tempo, Lessico della nuova scuola raccoglie 28 parole che descrivono, immaginano, cambiano la scuola di oggi e di domani. 28 parole che contribuiscono a comporre un nuovo lessico, uno strumento vivo, in continuo movimento, che ci aiuti a parlare, ad ascoltare, a pensare. Per tenere le porte sempre aperte.
La pandemia ha rimesso la scuola al centro del dibattito nazionale, verrebbe quasi da dire che sia stato il suo unico effetto positivo. Vedremo se questo interesse durerà, ma soprattutto se produrrà effetti concreti. La scuola, infatti, ha bisogno, non tanto del dibattito mediatico, ma di serie politiche espansive sostenute da investimenti adeguati. Se così non sarà, ne andrà del futuro delle nuove generazioni e quindi dell’Italia intera.
«Quella che vi accingete a iniziare è una lettura scorrevole: incontrerete opinioni e stili differenti, vi confronterete con punti di vista originali e sorprendenti. Sicuramente non aspettatevi un bigino scritto in “didattichese”, per fortuna non lo è».
Domenico Squillace
«Se la discussione riguarda la complessità della nuova adolescenza e la sua straordinaria potenzialità, i possibili confitti fra i ruoli si mitigano e si giunge facilmente a soluzioni pratiche che testimoniano l’interesse per la crescita dei ragazzi che i docenti e i genitori sperimentano profondamente».
Gustavo Pietropolli Charmet
«Noi siamo la nostra voce, e la nostra voce parla di noi. Ogni scuola dovrebbe dare voce ai suoi allievi».