Lavorare sfianca di Alessandro Pertosa e Lucilio Santoni
Ozio creativo per imparare l’arte del vivere. Il lavoro è sempre una maledizione. Il lavoro che ci piace è una vocazione.
Davvero una Costituzione fondata sul lavoro è la più bella del mondo?
C’è però una Storia minoritaria ma estremamente lucida e vitale che in quella cultura non si riconosce. Gli autori si fanno interpreti e portavoce di questa corrente eretica che valorizza l’ozio, il gioco, la creatività, l’eros, la vita frugale. Che non demonizza certo il lavoro, ma ne predilige l’aspetto sacro, il fare poco e bene, sottraendosi alle logiche di potere e al denaro come unico valore dell’esistenza. Il pensiero anarchico e il cristianesimo evangelico sono i fari guida del libro.
«La Repubblica è fondata sul lavoro. Viva il lavoro. Non importa quale. Non importa dove. Non importa come, con chi e perché». Inizia così La sopravvivenza del cantastorie anarchico barese Enzo Del Re. Si tratta di un’ironica critica a quel primo articolo della Costituzione italiana che trova invece oggi sostenitori a spada tratta su tutti i fronti politici e sociali. Ma non è sempre stato così, a partire dalla lunga e accesa discussione che si ebbe nell’assemblea costituente del ‘47.
Gli Autori
Alessandro Pertosa
Alessandro Pertosa è un pensatore eterodosso rispetto a qualsiasi ortodossia. Vive controvento risalendo la corrente insieme a quelli che non ce la fanno, perché non vogliono farcela.
Dicono sia anarchico, cristiano (a modo suo) e fastidiosamente ozioso. Scrive su L’Huffington Post. Tra i libri pubblicati ricordiamo l’ultimo: Solo una decrescita felice (selettiva e governata) può salvarci (Lindau, 2017).