Chi di me, oggi e nei secoli, potrà indovinare quel che di me ho io voluto nascondere?
Con una frase in cui D’Annunzio si svela e insieme si nasconde, Giordano Bruno Guerri apre questo libro che di D’Annunzio intende darci un’istantanea illuminante, libera finalmente da sovrastrutture retoriche.
Un D’Annunzio parlante e vivente abita queste pagine, vi si svela e vi si nasconde.
Nelle otto wunderkammer in cui il libro si articola, si aprono agli occhi del lettore visitatore riti, pensieri, emozioni di un poeta e di un pensatore che fra ricerca e meditazione si rivela oggi più che mai vivo e attuale.
Con versi e parole presi dai mille scritti a noi lasciati dal Vate, Giordano Bruno Guerri, Presidente e Direttore del Vittoriale degli Italiani, studioso, storico e autore, che verso una nuova vitalità guida ora il Vascello del Poeta, ce lo racconta in azione fra vita, scena, pagina, storia.
Non libro celebrativo quindi, ma lavoro di messa in tensione e sintesi necessaria alla considerazione critica che infine dobbiamo a un autore italiano di statura universale, questo “Io, d’Annunzio” si offre al lettore come una suite della bellezza plastica da sempre evocata e cercata da un autore inimitabile.
«Il nome d’Annunzio desta ancora preconcetti a non finire, e a parlarne male (sapendone poco) si rischia meno che parlandone bene. Le ragioni – morali, politiche, letterarie, di umana invidia – sono tante ed è inutile passarle in rassegna qui. Ne voglio però esaminare una, che riassume tutte le altre: la sua riduzione a fenomeno. D’Annunzio non come poeta, come artista, ma come categoria dell’immaginario.
È un processo legato alla monumentalizzazione del personaggio, alla trasformazione in divo, in mito spettacolare, un processo avviato e voluto dallo stesso d’Annunzio e che è diventato incontrollabile a causa della diversità del personaggio, unico rispetto agli altri letterati, agli altri uomini del suo tempo. Se il Vate fa ancora costantemente capolino nelle nostre vite, nei nostri ricordi, nel nostro modo di parlare, nel nostro immaginario è proprio in virtù della sua diversità, più che del suo genio. Di conseguenza viene citato e valutato anche da chi non lo conosce, o ne conosce solo il corredo aneddotico di associazioni, pregiudizi, rimandi e collegamenti mentali che quel nome si porta dietro».
Allegato al volume il CD “Giordano Bruno Guerri legge D’Annunzio”.
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