Che cosa trasforma un insieme di edifici e persone in un cantiere di identità e appartenenza?
In un reportage realizzato alla vigilia di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, Marco Archetti dialoga con Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei, Gian Mario Bandera, direttore del Centro Teatrale Bresciano, e Umberto Angelini, sovrintendente del Teatro Grande, per raccontare una “capitale di cultura” attraverso le istituzioni che ne costituiscono l’ossatura.
Un esempio virtuoso di coralità, collaborazione e capacità di aprirsi a un dialogo proficuo tra loro e con la comunità, col territorio e col proprio tempo.
Viva e presente, e non meno centrale nel racconto, Brescia, che ha saputo cambiare ed evolvere, nutrire nuove forze creative e stabilire un rapporto sempre più profondo con chi la vive. Non si tratterà, quindi, del racconto di tre “visioni” in un luogo astratto, ma di tre persone che stanno lavorando a un progetto, credendo in ciò che rappresentano.
Non una natura morta con istituzione, dunque, ma una natura viva di uomini, donne, storie, passioni e fertili contiguità, in una città piena di ambizione e spinta innovativa, capace di farsi modello.
L’autore
Marco Archetti è nato a Brescia nel 1976. Ha scritto dieci romanzi, tra cui Una specie di vento (Chiarelettere 2018), opera corale che racconta le storie private delle otto vittime della strage di piazza Loggia, e La luce naturale (Mondadori 2023). Nel 2019 ha scritto La parola giusta, spettacolo coprodotto dal CTB e dal Piccolo Teatro di Milano, interpretato da Lella Costa con la regia di Gabriele Vacis. Nello stesso anno ha firmato un adattamento teatrale de La storia di Elsa Morante per la regia di Fausto Cabra. È autore di una lezione-spettacolo su Primo Levi (patrocinata dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi e trasmessa, nel 2020, dall’Ambasciata italiana in Svizzera) intitolata In piena luce. Insegna alla Scuola Holden di Torino e all’Accademia Laba di Brescia. Collabora stabilmente con il quotidiano “Il Foglio”.